mercoledì 11 maggio 2016

La Cosa. Parte seconda

Ci sto mettendo parecchio a scrivere questa storia, forse perché necessita di distacco, di tempo.
E ho deciso di prendermi tutto il tempo necessario, perché penso che in fondo me lo merito tutto e sia giusto così.
Dove eravamo rimasti?
Sì, all'8 ottobre 2015. Un tumore. Era proprio un tumore.
Sì, ma non un tumore facile: un tumore raro. Un tumore che in Italia rappresenta il 12% di tutti i tumori stromali e dei cordoni sessuali che a loro volta sono il 6% dei tumori ovarici che a loro volta ancora rappresentano il 3% dei tumori femminili; contando che sempre in Italia si calcola che circa 1 donna su 3 si ammala di tumore, significa che il tumore alle cellule della granulosa colpisce circa 2 donne in Italia ogni 10.000! Tac! Non me lo sono lasciata sfuggire!!
Sembra assurdo, ma a dire la verità forse è anche consolatorio che sia così: se proprio devo ammalarmi che almeno tutto questo porti a nuove conoscenze! Giorgio mi ha detto che ha parlato del mio tumore ad un qualche convegno di medicina, o qualcosa di simile...
Lato negativo della medaglia: a Lecco non hanno mai avuto altri casi del mio tumore, quindi dopo consulti vari tra ginecologi e oncologi, il consiglio è quello di sentire il parere di qualcuno più esperto. Con mamma vado allora al centro tumori di Milano a far rianalizzare i vetrini dell'operazione e a sentire il loro parere. Al primo ed unico incontro mi vengono date due alternative che non hanno per nulla l'aspetto di scelte. La dottoressa che mi riceve mi dice chiaro e tondo senza mezzi termini che secondo lei c'è da fare la chemioterapia per la presenza di almeno due fattori di rischio: la positività riscontrata sulla parete esterna della cisti e il fatto che durante l'operazione la cisti si fosse rotta.
L'alternativa? Non accettare il suo consiglio. Ma come si fa a non fidarsi del parere di una persona che studia e lavora tutti i giorni per combattere i tumori?
Tralasciando la banalità a cui tutti subito pensano dei capelli, la prospettiva è quella di una terapia che in realtà fino a che non ci sei dentro non conosci assolutamente, Nella pratica, in cosa consiste la chemioterapia? Scopro che ne esistono diverse tipologie, con farmaci, modalità di somministrazione e tempistiche completamente diverse. Scopro che la chemioterapia che dovrei fare dovrebbe uccidere le cellule malate, ma potrebbe danneggiare anche quelle sane dell'ovaio destro. Scopro che in questi casi ti consigliano di fare un prelievo di ovociti, per metterli da parte per ogni eventualità.
E così ci imbarchiamo anche in questa avventura, questa volta in una clinica di Monza perché a Lecco non si occupano di crioconservazione (e aggiungiamo una nuova parola al mio vocabolario!)
La racconterò in breve, perché così è stata: meno di due settimane dalla notizia e già avevo dei potenziali figli in provetta congelati.
A Monza sono andata pressapoco tutti i giorni per 10 giorni a fare visite di controllo, dove mi venivano contati e misurati i follicoli in crescita. Ad ogni visita uscivo con la prescrizione di una o due punture ormonali da fare la sera stessa. In una settimana ho passato tutti gli umori possibili: serenità, tristezza, rabbia, nervosismo... sono stati giorni strani.
Strani e pure dispendiosi perché - bisogna dirlo - quando ti capitano queste cose, se sei fortunato e hai una famiglia che ti aiuta e finanzia puoi fare tutto, altrimenti ti attacchi al tram: le simpatiche punture quotidiane avevano il modico prezzo di circa 60€ l'una, l'operazione del prelievo degli ovociti e la crioconservazione per il primo anno sono 300€, ogni successivo anno di conservazione sono altri 100€. Garanzie che tutto questo tornerà utile / sarà stato necessario? Zero.
Il risultato finale sono stati 3 ovociti idonei e crioconservati, quindi, ora come ora, da qualche parte ci sono delle mie cellule surgelate in qualche frigorifero. Che cosa strana!
Siamo solo ancora al 9 novembre 2015. Il racconto è ancora lungo, ma per oggi mi fermo qui.

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