martedì 14 ottobre 2014

Una favola.

C’era una volta una stella. Non era la stella più bella o luminosa del cielo, né la più grande. Insomma, era una stella come tante. Anche il suo nome non era dei più memorabili: mamma e papà l’avevano chiamata Pina. A lei comunque non dispiaceva né il suo nome, né tanto meno essere una stella che a prima vista non spiccava sulle altre. Pina era una stella laboriosa che spendeva tutta la sua luce nelle cose che faceva: non si risparmiava mai! E lei adorava questa parte di sé.
Un giorno, però, la giovane stellina si ammalò. Era stata colpita da un grave malanno al nucleo e rischiava di non riuscire più a splendere. E una stella che non splende più è una stella che muore.
Pina aveva molta paura sia per se, sia per le persone che le volevano bene. Ma aveva anche tanto coraggio e non si diede per vinta. Con forza e a denti stretti andò all’ospedale delle stelle: se avesse avuto un po’ di fortuna forse avrebbe potuto ricevere le cure necessarie per tornare a brillare come un tempo. E proprio così accadde: alla piccola stella venne fatta un’operazione molto delicata e del suo nucleo originale rimase solo un piccolo spicchio, mentre il resto fu sostituito da un nucleo meccanico.
Pina era felice, ma si sentiva anche tanto strana: allo specchio era sempre uguale (se non per una piccola cicatrice), ma dentro non capiva bene come si sentiva.
Pina non era più sicura di riuscire a dare tutta la sua luce alle persone che incontrava, forse perché doveva ancora imparare a far funzionale bene il suo nuovo nucleo, forse perché aveva paura di sforzare troppo il piccolo nucleo rimasto, o forse ancora ora non era più in grado di farlo… non lo sapeva bene neanche lei. Ogni tanto decideva allora di stare un po’ da sola. Si nascondeva dietro a qualche nuvoletta tranquilla e lì stava bene perché lì non aveva bisogno di brillare, lì del nucleo non ne aveva bisogno.

In quella stessa galassia, c’era una volta anche una luna, o meglio, una luna che era nata luna, ma che poi si era trasformata in una stella. Ma andiamo con ordine. La luna si chiamava Rea. Era proprio una luna perché non era capace di splendere, ma solo di riflettere la luce degli altri. Rea all’inizio si divertiva a rimbalzare i raggi luminosi in giro per la galassia perché era un’attività semplice e poco faticosa. Ed era estremamente pallida, insomma: una luna perfetta. Non aveva bisogno di avere una grande personalità perché le lune assecondano sempre gli altri e Rea era bravissima ad adattarsi all’idea che il mondo aveva di lei.
Un giorno, mentre stava facendo le faccende, la piccola Luna ricevette una telefonata. Una bruttissima telefonata: il suo amico Top era morto. Top era un tipetto coraggioso e sorridente e Rea lo aveva sempre considerato un corpo celeste che meritava il rispetto di tutti. La notizia sconvolse Rea che, da quel giorno, non fece che piangere in continuazione. Pianto dopo pianto si ritrovò senza lacrime e, non potendo più piangere, la luna si mise a pensare. Non le ci volle molto per convincersi che Top non poteva essersene andato e basta; doveva averle lasciato un messaggio. Rea doveva imparare a splendere, perché è così che bisogna vivere: splendendo, spendendo, spendendosi. E fu proprio quello il momento in cui Rea la piccola luna si trasformò, come per magia, in una stella luminosa e solare. Il passato da luna diventò solo un ricordo lontano e lei divenne una profusione di sorrisi, una stella piena di iniziativa, una stella che splendeva incredibilmente sia quando era felice, sia quando era triste.


Si sa, le galassie sono grandissimissime ma, nonostante questo, caso fortuna o destino fece in modo che  Pina e Rea un giorno si incontrassero. Non si sa bene cosa le fece avvicinare, in fondo sì erano entrambe due stelline, ma avevano davvero poco in comune. Nonostante questo si avvicinarono moltissimo, come se una forza più grande di loro le attirasse, forse era la forza della verità, forse era una delle inspiegabili forze che governa l’universo e a cui è difficile opporsi. In realtà a noi poco importa. Come spesso accade nel cielo, l’incontro tra le due fu breve ma anche, come altrettanto spesso accade nel cielo, meraviglioso. Quasi come un’aurora boreale. Volete sapere cosa accadde nel tempo che le due trascorsero insieme? Cosa fece quell’incontro tanto meraviglioso e straordinario? Beh, cari amici, questo è un mistero che risiede geloso dentro ai nuclei di quelle due stelline e che non si può rivelare, perché non esistono ancora parole tanto grandi e belle che riescano a rendere giustizia alle magie del cielo. Se, però, provate ad abbracciare di cuore una persona a cui volete estremamente bene per almeno trenta secondi, forse riuscirete a farvene un’idea.

domenica 12 ottobre 2014

Sii un coraggioso promotore di cambiamenti

Ho scritto un'intera autobiografia a partire dai punti di svolta, dai cambiamenti.
Trovando i miei, e trovando che le persone che mi hanno permesso di cambiare.
E' difficile invece capire o sapere di essere stato un punto di svolta per qualcun altro.
Eppure accade. Di aver sparato un colpo nell'aria e aver dato lo start ad una corsa, ad una sfida, ad un cambiamento, appunto, di cui però non si farà per forza parte.
Ed è giusto essere ogni tanto il cambiamento di qualcuno, anche solo per compensare le volte che è toccato agli altri perdere qualcosa per dare a te. Perdere "banalmente" solo la propria stabilità, o perdere addirittura la propria vita.

lunedì 6 ottobre 2014

Pensieri macigni

Ci sono giorni in cui le paure diventano più grandi e insormontabili del solito.
Ci sono giorni in cui si innalzano muri davanti a noi con la velocità di un fulmine.
Ci sono giorni in cui è inevitabile piangere e anche un po' arrabbiarsi.

Sono quei giorni in cui ti chiedi quanto possa esserne valsa la pena.
Ti chiedi se forse non sei tu quella sbagliata,
quella che non ha mai capito niente,
quella che credeva in cose che non esistono, che non ci sono e mai ci saranno.

Sono i giorni in cui la testa si riempie di domande, si riempie di "perché":
perché mi son seduta di fianco a te a tavola?
perché sono andata nella stanza dell'eco?
perché mi hai parlato di te?
perché ci siamo abbracciati?
perché siamo usciti insieme?
perché ho imparato la strada per un paese in cui forse non metterò mai più piede?
perché ho creduto che se si vuol bene veramente le cose vanno bene?
perché ho creduto che un cuore di pongo potesse bastare?
perché ho macinato chilometri sulla mia macchina?
perché non sono mai riuscita a tirarmi indietro?
perché nonostante le lacrime ho voluto lottare?
perché ho voluto credere che una persona giusta potesse esistere?
perché ogni pensiero è un macigno?

Sono stanca. Del mio cuore, così assurdo e credulone. Di non essere mai qualcosa di più. Di aspettare. Di credere.

Ci sono giorni in cui è così difficile essere forti di se stessi!